Una malattia grave
La poesia è
ormai universalmente riconosciuta quale malattia
grave e assai contagiosa. Luigi Golinelli è da tempo
malato cronico e sicuramente
inguaribile. Anche lui deve aver
avuto la disgrazia d’incontrarne per caso il virus e da
quel lontano giorno n’è
rimasto contagiato irrimediabilmente.
Eccolo, dunque, qui con la sua nuova raccolta fatta di
poesie come sempre
brevi ma molto concentrate. È vero, questa volta
i versi per ogni composizione qualche volta sono un po’
più del solito ma sempre nella misura oltremodo contenuta
ch’è la sua caratteristica principale, almeno da quando
io lo conosco.
Lo stile è il
suo stile di sempre, semplice e gentile, attento alle
parole e alle immagini che il poeta usa con parsimonia e
circospezione. Il risultato è
sempre di alta qualità, anzi devo dire
anche migliore delle sue precedenti raccolte. Come sempre
Luigi s’interroga sulla vita e le sue sciamannate bizzarrie,
rimane attonito di fronte all’ingordigia e all’arroganza,
cerca d’immaginare un futuro che non sia il solito
arraffare senza moderazione, perché questo fa parte del
suo carattere schietto e generoso.
Nella silloge
I lati della sfera (già questo da solo un programma)
tenta di esaminare le emozioni e i sentimenti che
la vita di tutti i giorni gli riserva, affondando spesso
negli scoramenti e nella
malinconia, come spesso accade ai poeti,
ma trovando altrettanto spesso una spunto, una ragione
per continuare a sperare in un mondo migliore per le generazioni
future.